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Il giovane adulto

Il termine “giovane adulto” è entrato nel linguaggio psicologico relativamente da poco tempo. La necessità di coniare questa nuova fase di sviluppo è nata dal fatto che sempre di più oggi l’adolescente fatica a superare quella crisi evolutiva di passaggio e traghettare senza intoppi nel mondo degli adulti, avendo acquisito una identità stabile e coerente.
Questo accade per diverse ragioni: in primo luogo non si può non tenere in considerazione che oggi i giovani faticano ad acquisire una propria indipendenza ed autonomia dalla famiglia di origine, anche e soprattutto, per problematiche di natura economica. Gli studi si sono sempre più prolungati, la società richiede sempre maggiore specializzazione, economicamente i giovani fanno fatica a trovare i soldi per acquistare una propria abitazione esterna alla famiglia e questo li porta a rimanere sempre più tempo a casa dei genitori.
Credo, però, che a queste evenienze concrete si possa far coincidere anche una dinamica interna dei giovani di oggi: alla dipendenza economica si associa anche una difficoltà nell’acquisire una indipendenza psichica dalla propria famiglia di origine. Sempre più i giovani fanno fatica a separarsi ed individuarsi dai propri genitori, il loro giudizio rimane sempre molto importante ed incombe in tutte le decisioni che il giovane cerca di prendere per la propria vita e il proprio futuro.Le famiglie di origine fanno fatica a separarsi e pensare di perdere del tutto il controllo sul loro piccolo bambino, in fondo è così che mamma e papà continuano a vedere i loro figli, nonostante questi abbiano ormai 20 o 30 anni.La separazione è resa ancor più difficile da una società che pretende perfezione ed automatismo disumano: il lavoro con la crisi economica è poco e spesso precario, non contribuisce abbastanza a fornire sicurezza al giovane, che si trova a confrontarsi con una società che gli fornisce ancor più incertezza e senso di precarietà. I giovani tentano di stare dietro alle richieste di perfezione, finendo per snaturare se stessi e cercare di raggiungere un ideale di perfezione che risulta irraggiungibile e finisce per far provare continui sentimenti di fallimento e di inadeguatezza.
In giovane finisce allora per rifugiarsi nelle mura domestiche cercando dalla famiglia quelle certezze che all’esterno non riesce a trovare.

 

Il senso di precarietà, confusione, inadeguatezza, talvolta accompagnato anche da una rabbia intensa per una vita che non risulta mai né facile né all’altezza dei propri ideali e dei propri obiettivi, non fanno altro che aumentare il senso di confusione e perdere di vista se stessi.
Il giovane di oggi fa fatica a riconoscere se stesso, i propri desideri e bisogni, persino i propri reali obiettivi di vita e personali, invaso com’è da continui messaggi esterni di richieste di perfezione e di adeguamento ad una realtà che sembra più adatta alle macchine e ai computer che non alle persone umane, con i loro pregi e difetti.

Alle difficoltà lavorative e professionali si aggiungono anche una sempre maggiore precarietà a livello relazionale: resistere in una relazione intima ed affettiva duratura diventa sempre più difficile. Anche a livello affettivo ed emotivo ci si scontra con un senso di precarietà che porta il giovane a faticare nell’investire a livello relazionale su di un’altra persona della quale fa fatica a fidarsi.
Le fatiche e le frustrazioni che il giovane adulto deve affrontare sono tante e sembrano invadere tutte le sfere della vita: affettiva, relazionale, lavorativa…come si può sentire un giovane che cerca disperatamente di capire ancora chi è che cosa vuole?
Il senso di smarrimento sembra incombere nella vita dei giovani di oggi: alcuni si arrendono e smettono di cercare di capire chi sono veramente, cercano di adattarsi alle richiese esterne, rischiando però così di perdere veramente se stessi. Altri invece continuano a lottare contro questa realtà e questa società, ma dentro di sé finiscono per sentire un gran senso di impotenza e di frustrazione, oltre che di rabbia per non trovare mai un posto per se stessi nel mondo.
In una società dove non c’è tempo per fermarsi ad ascoltare se stessi, a capire chi si è veramente, dove si vorrebbe andare…non c’è tempo per soddisfare i propri bisogni e le proprie necessità, una società del fare che rischia di far perdere di vista proprio ciò che dovrebbe essere più importante per se stessi, cioè se stessi…proprio in queste condizioni risulta più importante trovare del tempo per fermarsi, ascoltarsi, sentire veramente ciò che si ha dentro, risulta fondamentale capire chi si è e da dove si vieneper capire chi si vuole essere e dove si vuole andare.

Un percorso psicologico risulta, in questa situazione di smarrimento del sé, la via regia verso se stessi, per imparare a conoscersi e riconoscersi, per uscire da quel senso di vuoto e di smarrimento, per imparare a conoscere ed accettare pregi e difetti di sé, per acquisire una maggiore sicurezza interna, in una situazione di perenne precarietà esterna.
Trovare il tempo per sé risulta di fondamentale importanza anche per imparare a prendersi cura di sé e dei propri bisogni, laddove la società attuale porta invece a dover sempre correre per ascoltare e risolvere problemi altrui alla perfezione.