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L’importanza delle fiabe

Spesso capita, soprattutto a chi ha a che fare con i bambini quotidianamente, come genitori o insegnanti, di vedere bimbi che non parlano, chiusi in se stessi, oppure arrabbiati con il mondo intero, che tendono a reagire ad ogni situazione in modo aggressivo.
Questo capita quando i bambini, pervasi da emozioni e sensazioni nuove e contrastanti, non riescono a capirle, a riconoscerle e a gestirle in modo adeguato e si trovano bloccati, dal punto di vista emotivo, in una situazione di confusione che li fa soffrire e che loro, da soli, non sono in grado di risolvere. Quando un bimbo non riesce a capire quello che gli sta accadendo, si spaventa, si trova in difficoltà e difficilmente riesce a comunicare ciò che sta provando e questa situazione rende più difficoltoso anche il ruolo di chi sta loro accanto, nel tentativo di capirli ed aiutarli. Per questo motivo l’attenzione del mondo adulto alle emozioni dei più piccoli diventa una componente fondamentale per aiutarli nel loro sviluppo sia a livello individuale, che sociale.La tradizione culturale ha tramandato erroneamente lo stereotipo dell’uomo che, per essere veramente tale, deve evitare di mostrare emozioni come la tristezza o la paura, tramite il pianto, perché indice di una fragilità che mal si accompagna alla virilità maschile, che invece si può meglio esprimere attraverso la rabbia e l’aggressività; accanto allo stereotipo della donna alla quale è maggiormente consentita l’espressione delle emozioni tramite il pianto, ma non la rabbia e l’aggressività. Così i bambini di ieri, e gli adulti che oggi sono a loro volta genitori, sono stati cresciuti spesso con quest’ottica, nella quale non sempre alle emozioni veniva dato il giusto valore e riconoscimento.

 

Bisogna tener presente che il genitore rappresenta per il bimbo il suo modello e punto di riferimento, dal quale apprende come comportarsi e reagire nelle diverse situazioni, e da cui apprende perciò anche come riconoscere, esprimere, comprendere e gestire le emozioni. In questo senso per un bambino vivere in un ambiente in cui non viene dato il giusto riconoscimento e valore alle diverse emozioni può essere controproducente ai fini del suo sviluppo emotivo. Per comprendere meglio cosa significhi tutto ciò, si può dire che se i genitori sono portati a reprimere le emozioni negative, a non esprimerle adeguatamente, non parlandone o esprimendole solo attraverso agiti aggressivi, questo porta di conseguenza i figli a non esprimere in modo adeguato le emozioni, bloccandole e reprimendole o agendole a loro volta in modo distruttivo e aggressivo. Se invece il bambino si trova a crescere in un ambiente dove gli adulti di riferimento esprimono in modo adeguato tutta la varia gamma di emozioni, dalle positive alle negative, parlandone in modo calmo ed equilibrato, il bimbo stesso riesce a poco a poco a comprendere le diverse emozioni, a riconoscerle, esprimerle in modo adeguato e con l’aiuto dell’adulto anche a gestirle.
Nello stesso tempo, a volte accade che un genitore, vedendo il proprio figlio provare un’emozione in modo intenso, soprattutto se negativa, reagisca non dandole molta importanza nel tentativo di trasmettere al bambino che ciò che prova non sia una tragedia, che sia facilmente risolvibile, oppure reagisca con intolleranza a emozioni troppo intense del piccolo, se ciò accade spesso, il bimbo impara che quelle particolari emozioni non sono ben viste dalle persone che più ama e a poco a poco tenderà a non esprimerle più, a reprimerle e relegarle dentro di lui, impedendo così che possano essere comprese, elaborate e gestite. L’incapacità di riconoscere, esprimere e gestire tutte le emozioni in modo adeguato, alla lunga però può far si che il bambino soffra per una tensione emotiva interna, che da solo non riesce a gestire e nemmeno ad esprimere.

Così come ad un genitore non fa piacere vedere il proprio figlio soffrire per ciò che lui stesso non riesce a capire, al bambino non piace non riuscire a comprendere cosa sta provando e nemmeno sentirsi non compreso da parte delle figure di riferimento. Perciò diventa fondamentale riuscire a far sì che la comunicazione emotiva tra genitori e bambini non si interrompa, creando un disagio da entrambe le parti.
Bisogna tenere presente che il bambino esprime le emozioni in modo diverso dall’adulto e spesso fatica a parlare di ciò che prova, perché il tema delle emozioni può essere per lui eccessivamente astratto per essere trasmesso a parole, in questo senso risulta per lui più semplice esprimersi attraverso un linguaggio di tipo simbolico, come quello usato dalle fiabe, dal disegno, dal gioco.

La fiaba, allora, diventa un mezzo di comunicazione più semplice e diretto per parlare con i bambini, per riuscire ad arrivare direttamente al loro cuore e a far uscire ciò che vi è custodito gelosamente e spesso risulta difficile da far emergere, usando le semplici parole di un discorso. La fiaba attraverso un linguaggio semplice e diretto può costituire un potente mezzo in grado di far capire al bimbo che quello che sta provando non è una sensazione solo sua, che è normale, in questo modo il piccolo capisce che ciò che prova è del tutto legittimo, impara a riconoscere le diverse emozioni, a dar loro un nome, a comprendere come si possono creare le varie emozioni, come possono essere espresse, le possibile conseguenze e come possono essere gestite anche attraverso l’aiuto dell’adulto. Inoltre attraverso un utilizzo adeguato delle fiabe si può favorire un dialogo tra adulto e bambino sui vissuti emotivi del bambino stesso, e in questo modo la fiaba funge sia da mediatore tra il mondo adulto e quello del bambino che tra il bimbo stesso e il suo mondo emotivo interno.
Anche il disegno può favorire l’emergere dei vissuti del bambino, soprattutto se usato congiuntamente alla fiaba, perché permette al piccolo di far emergere in modo simbolico ciò che prova, senza interferenze dal mondo adulto, e la produzione stessa può essere lo spunto per i genitori per comprendere insieme al bambino il significato di ciò che è stato rappresentato, così da favorire ulteriormente la comunicazione e la comprensione a livello emotivo tra adulto e bambino.

Riuscire a supportare in modo adeguato l’insorgenza e la consolidazione delle competenze emotive del bambino rappresenta un importante obiettivo da raggiungere, perché un bambino emotivamente competente sarà un bambino più felice, equilibrato e contento di se stesso e delle sue relazioni, in quanto il saper comprendere e gestire le proprie e le altrui emozioni costituisce una delle componenti fondamentali per riuscire a stare meglio con se stessi e risultare anche più simpatici e piacevoli nelle relazioni con gli altri.

Quando i bambini si trovano ad affrontare difficoltà che emotivamente non sono in grado di sopportare (esperienze traumatiche, cambiamenti in famiglia come la separazione/divorzio, o anche solo la nascita di un fratellino o difficoltà con i coetanei o nell’inserimento scolastico) talvolta il supporto dei soli genitori non è sufficiente. Il genitore, troppo coinvolto nella relazione con il figlio o nelle dinamiche familiari, non riesce più a dare un significato alla comunicazione, talvolta sintomatica, del figlio. In questi casi rivolgersi ad uno psicologo permette di essere aiutati nel comprendere la comunicazione del proprio figlio che si esprime attraverso un sintomo, che se non compreso può anche incistarsi e diventare patologico. Lo psicologo specializzato nello sviluppo userà proprio il disegno, la cocostruzione di fiabe, il gioco, si avvale quindi di una comunicazione che si basa su di un linguaggio simbolico, quella comunicazione che i bambini trovano più congeniale per esprimere il proprio mondo interiore e le proprie difficoltà. La terapia o il supporto psicologico assume così una dimensione specifica infantile che permette al bambino di essere compreso e ai genitori di riacquisire una comunicazione con il proprio figlio, che si era momentaneamente spezzata o interrotta.